la Confraternita della Madonna del Carmine

Non mancano notizie antiche della chiesetta del Carmine. Ne citiamo alcune.
D. Ciociola, che pubblica le sue Memorie nel 1877, ci dice che era una “badia” fondata circa tre secoli prima (quindi a .fine 1500) dal nobile Fabrizio Lepore.
Il porta reca lo stemma della famiglia Lepore e la data del 1690. Esiste, poi, un “Sommario delle indulgenze” concesse da Pio VI “alla chiesa della Madonna del Carmine, gentilizia della famiglia Lepore” , che porta l’approvazione della Congregazione delle indulgenze del 26 febbraio 1785.
Nel primo registro delle riunioni leggiamo che il 19 marzo 1883 i confratelli si riunirono per la prima volta nella chiesa di Maria Santissima del Carmelo per eleggere il primo Priore nella persona del Signor Gaetano Moscariello di Aniello; ma, in verità, la bolla pontificia di fondazione risale al 6 novembre 1854, come risulta da un atto del notaio Tommaso Marinari del 1885 e da una sentenza emessa dal Tribunale di Sant’Angelo dei Lombardi nel 1898. Prima del 1883 probabilmente i confratelli o si riunivano altrove o (e la cosa è più probabile) informalmente nella stessa chiesa. Comunque stiano le cose, dai documenti risulta che solo l’8 marzo 1885 la confraternita ottenne in concessione d’uso, con regolare atto notarile, l’attuale chiesa dal nobile Donato Lepore dietro il pagamento di lire 1000.
Ecco le condizioni di queste concessioni contenute nell’atto notarile: “Il costituito Signor Lepore cede al detto sodalizio detta chiesa all0 stesso titolo con il cortile che precede la chiesa al di cui ingresso sarà costruito, a spese dell’intera confraternita, una serranda di ferro o legno o cancello con doppia chiave una da servire alla congrega e l’altra al1 concedente, con la facoltà a costui e ai suoi discendenti legittimi di servirsene per accedere alla chiesa e cortile, gli inquilini sono obbligati di entrare dalla porta di dietro e del giardino ( . . . ) . Con la chiesa e cortile va connesso l’uso di quanto in essa si contiene come quadri, arredi, confessionali, campane, organo ed altro, dei quali la confraternita non assume responsabilità di restituzione qualora venissero consumati e distrutti dal tempo. Il concessionario Signor Lepore Donato per se e i suoi eredi successori …  qual padrone assoluto della cappella gentilizia si riserba il diritto per questa concessione d’uso di uno stallo stabilito e formato in luogo conveniente e dove meglio i confratelli crederanno opportuno qual fratello onorario… “.
La chiesa del Carmine, dunque, era una cappella gentilizia della nobile famiglia Lepore. Tale famiglia, qualche anno dopo il 1883, si trovò ad attraversare un period0 di gravi difficoltà economiche. Infatti, nel 1897 il Tribunale. di Sant’Angelo dei Lombardi bandi la vendita forzata dei beni di don Donato, il quale aveva contratto un debito di lire 3.245,43 con la Signora Marianna Moltedo, vedova di F. Saverio Bruno e residente a Napoli, che non era riuscito ad estinguere. Il Tribunale oltre al palazzo gentilizio e altri assai beni mobili, della famiglia Lepore mise indebitamente in vendita anche la chiesa del Carmine, senza tener conto dell’atto notarile del 1885. La confraternita con deliberazione del 13 febbraio 1898, nominava l’avvocato Vincenzo Cianciulli come difensore dei propri diritti. Il Tribunale con sentenza del 23 marzo 1898, escludeva definitivamente dalla vendita la chiesa del Carmine e il cortile antistante e obbligava il Signor Donato Lepore a rimborsare alla congrega le spese di Tribunale da essa sostenute. Il debito fu pagato il 28 giugno 1912, come risulta dall’atto del notaio Donato Bruni, rogato nella farmacia del Signor Gaetano Martucci in Via Giulio Capone.

Il 16 maggio 1891 il Comune di Montella, con deliberazione consiliare, dava in enfiteusi perpetua alla congrega in questione sull’ex locale dell’abbandonato cimitero”, cioè la chiesetta detta del Purgatorio e tutte le sue adiacenze con l’annuo canone di lire 30.

La congrega trovò difficoltà a pagare questo canone tanto che il Comune si vide costretto ad adire le vie legali. Ma, come risulta dall’atto del notaio Ludovico Palermo, rogato nel palazzo municipale al Corso Umberto I il 5 dicembre 1912, i confratelli provvidero ad affrancare i locali versando lire 600 per l’acquisto di rendita intestata al Comune. Va notato che la chiesetta del Purgatorio, tra l’altro molto interessante dal punto di vista architettonico ed artistico (per esempio, presenta una armoniosa facciata cinquecentesca), serviva per le riunioni dei confrati nel periodo invernale e, in genere, per i funerali dei confrati defunti.