#1 Don Salvatore Risponde

Ho subito un grave lutto qualche anno fa, ho perso mio figlio bambino. Da allora la mia vita non è più la stessa, come reagire?

Dinanzi al mistero della morte di un innocente non ci sono risposte. La Bibbia non dà una risposta alla domanda di Cristo sul perché è stato abbandonato. Da Gesù che, dalla croce, chiede la voce del Padre, ascoltata sul monte Tabor o sul Giordano, riceve l’assordante silenzio di Dio. Non esistono risposte al perché del dolore innocente, possiamo guardare solo il crocifisso. In questo ci si può sentire autorizzati ad essere atei o ci si abbandona nelle mani del padre, come ha fatto Gesù in croce, immediatamente prima di spirare.
Nel libro di Giobbe viene chiesto conto a Dio del dolore innocente ed il Signore, pur non portando una risposta piena sulle sue più profonde radici, dà torto agli amici che lo difendevano “sapientemente” attraverso la dottrina o la teologia, riconoscendo la verità degli interrogativi di Giobbe.
Non ci sono risposte al perché, l’unica prospettiva che si apre alla nostra fede è il “come” dell’Amore. Gesù, come lui ha fatto, ci insegna che nella sofferenza più insensata possiamo, nonostante tutto, per grazia, continuare ad amare. È nella follia del dolore che amando si riesce a donare senso e significato a ciò che più è assurdo. È nell’amore che si trova il motivo per andare avanti. Non consola il fatto che un bambino è un angelo, neppure il fatto che protegge la sua famiglia dal cielo, ma si trova un possibile senso nella possibilità di riconoscere che, spiritualmente, quel vincolo non è reciso del tutto e che gli occhi, le orecchie e la bocca del cuore, spiritualmente, possono guardare, ascoltare e baciare chi fisicamente è assente.
Tutto l’amore vissuto non è perso ma entra nell’eternità.
So bene che queste sono solo parole ed è per ciò che vi sono vicino con la preghiera, perché il Signore possa portare quella consolazione e pace di cui gli uomini non sono capaci. Non ho parole di consolazione, chiederò allo Spirito del Signore di essere la sua consolazione, donandole la grazia della pace che è suo dono. La ricordo con la comunità in comunione di preghiera.

Don Salvatore Sciannamea

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