#16 Don Salvatore Risponde

Pietro, dopo aver rinnegato il Signore si è reso conto, ha ricevuto il perdono ed è divenuto vicario; probabilmente anche Giuda, ritornava ad essere l’amico di Dio, o forse lo è divenuto? Comunque entrambi hanno compreso! Quanto serve perdonare se chi mi fa del male non lo comprende affatto? ovvero il perdono ha ugualmente valore, se non è “risolutivo”? Grazie

Il perdono dice chi siamo e chi è l’altro. Il perdono di Cristo dice se siamo disposti ad aprire le braccia e lasciarci raggiungere o chiuderle e restare nel buio. Pietro lo capirà con le lacrime dopo aver incrociato lo sguardo di Gesù, Giuda si è fermato alle sue lacrime perché non ha più saputo avere speranza nel perdono. Se perdoniamo sappiamo chi siamo anche se non otteniamo frutto. Non basta infatti il seme, serve anche il buon terreno. È questo il mistero della libertà. Resta il fatto che il perdono è liberante prima per sé che per gli altri. Don Tonino Bello diceva che “l’infinito del verbo amare è perdonare”, e credo che quell’infinito lo impariamo dalla croce che ci fa andare oltre tutte le nostre finitezze.

Don Salvatore Sciannamea

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