C come “camminare”

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Il Signore Dio si era scelto una tenda, e non un tempio, come dimora sulla terra. Voleva essere un nomade come il suo popolo. Voleva essere in cammino.

Il racconto in cui si dice che il Signore camminava con il suo popolo sotto forma di nube di giorno e sotto forma di fuoco di notte riempie il cuore di meraviglia (Esodo 13, 21-22). Di giorno una nube che riparava dall’arsura del sole nel deserto, una nube che offriva la sua ombra per permettere agli israeliti di andare un po’ più lontano; di notte, invece, una colonna di fuoco che illuminava la strada e riscaldava i cuori per eventuali marce notturne.

Mettersi in cammino è entusiasmante, ma anche rischioso. L’anima si riposa nel guardare i paesaggi, ma si incontrano anche tanti ostacoli e dopo un po’ la stanchezza potrebbe prende il sopravvento sull’entusiasmo. Ma il desiderio di giungere alla meta immette nuovo vigore. Questo è il segreto per non scoraggiarsi: avere in mente la meta, anche se oggi non del tutto conosciuta e chiara. Abramo si mise in cammino verso una terra che non conosceva; il popolo di Israele camminò per quaranta anni nel deserto sperando in una terra promessa che non sapeva dove si trovava. Giuseppe, prendendo con sé Gesù bambino e Maria, fugge in Egitto confidando in un sogno. Per fragile che sia, la meta ci sostiene, e si deve sempre ricordare quella parola o quel desiderio che ci spinse a metterci in cammino. Questo fa di noi dei pellegrini. Non siamo vagabondi che non sanno dove andare.

Conosciamo tutti un canto che inizia così: “Il tuo popolo in cammino…”. Siamo questo, uomini e donne in cammino. Ma, se è vero che «chi si ferma è perduto» è vero anche che «si perde tutto chi non si ferma mai» e… «sai che chi di notte non dorme consuma più in fretta il tempo che ha?» (Nicolò Fabi, La bellezza). Proprio così. Per strada ogni tanto pure una pausa ci sta.

Ad ogni modo muoversi fa bene, al corpo e all’anima. Rimanendo in tema musicale, «camminare fa passare ogni tristezza. Ti va di passeggiare insieme? Meriti del mondo ogni sua bellezza» (Ermal Meta, Piccola anima).

Noi sogniamo stabilità. Invece Dio, il nostro Dio, è movimento, dinamismo e novità. E desidera che anche noi ci apriamo a tutto questo. Ci sono nella Bibbia diverse immagini che lo fanno capire: Il Signore è come un padre che insegna a suo figlio a camminare; è un pastore che si muove insieme alle sue pecore, è un condottiero che guida il suo esercito; la sua legge è come un giogo, quello strumento che serve a far camminare insieme due buoi. Insomma, ci vuole in movimento. Michea, uno dei profeti, lo dice chiaramente: «Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio» (Mic 6,8).

padre Jonathan

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