“La Chiesa che sogniamo – un cantiere sinodale per un’estate eccezionale”
Castel Gandolfo, 24-27 Agosto 2023
“Autenticità e radicalità saranno anche le coordinate di queste giornate di confronto sulla Chiesa che sogniamo, insieme ai nostri vescovi e agli amici di numerose altre aggregazioni laicali presenti.
Con questi compagni di strada ci sentiamo chiamati a condividere questo straordinario sogno di Chiesa che ci guida dal Concilio ad oggi, che trova incoraggiamento e forza dal magistero di Papa Francesco e che si alimenta delle fatiche e della soprese del vivere l’esperienza associativa”.
Così il Presidente dell’Azione Cattolica Italiana Giuseppe Notarstefano ha introdotto l’Incontro Nazionale delle Presidenze Diocesane “La Chiesa che sogniamo – un cantiere sinodale per un’estate eccezionale”, tenutosi a Castel Grandolfo nelle giornate tra il 24 e il 27 Agosto 2023.
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di generare per i partecipanti un luogo di ascolto, condivisione e confronto, all’interno del quale è stato possibile analizzare i punti di forze e le criticità della nostra Chiesa, così da poter arrivare a delineare delle proposte formative finalizzate a progettare una Chiesa viva e ben innestata nel tempo in cui vive, una Chiesa capace di accogliere tutti e che conosca bene il linguaggio di coloro che la abitano (o che non la abitano).
Ma perché si è parlato proprio di “cantiere sinodale”?
Oltre che nello svolgimento dei laboratori, la sinodalità si è concretizzata soprattutto nell’innovativa ma straordinaria modalità di cooperazione che ha visto sedere allo stesso tavolo di lavoro contemporaneamente membri delle presidenze diocesane, membri di equipe di settore, educatori, assistenti, vescovi. Ciò ha dato vita a confronti arricchenti, stimolanti, in cui si sono intrecciate le esperienze estrapolate dai vari livelli di operato, laicale ed ecclesiastico, della Chiesa.
Ad accompagnare e ispirare i laboratori, oltre la preghiera, sono stati gli interventi di personaggi di spicco, tra cui dello stesso Presidente Giuseppe Notarstefano, che, nel discorso iniziale, pone l’attenzione su alcuni aspetti interessanti:
“È come se ci trovassimo sempre in una sorta di Colosseo virtuale, dove le visioni anche più cruente e disumane hanno il paradossale effetto di renderci spettatori passivi, di fatto esonerati da un reale coinvolgimento nella fatica vera e concreta di capire le cose.
È uno stile che non ci aiuta ad abitare la complessità, che non favorisce il dialogo e rischia di legittimare a lungo andare persino la guerra come unico possibile mezzo di risoluzione dei conflitti.
Assistiamo, e non da adesso, ad uno scadimento dei meccanismi democratici, dei processi partecipativi, della politica intesa come dimensione della ricerca e della discussione di soluzioni per abitare e convivere nella società complessa e plurale. Anche nella vita politica ha preso dimora la legge del più forte.
C’è indubbiamente una tensione tra la giusta necessità di arrivare ad una decisione e la giusta cura a fare sì che a tali decisioni vi si possa partecipare in tanti; una tensione che rischia di condizionare l’attuale dibattito istituzionale spingendolo ai bordi del nostro perimetro costituzionale”.
Si sono poi intervallati durante il corso delle attività quotidiane altri contributi eccellenti.
Enrico Zarpellon, nel suo walkabout, ha raccontato storie di vita in cui la riconoscenza attiva la responsabilità e la gratuità, divenendo un modo di stare al mondo, una postura.
Alla domanda: “Cosa ci appassiona?”, Lidia Maggi, teologa e pastora della Chiesa evangelica battista, ha risposto che “Tutta la Scrittura è una grammatica che ci educa a discernere i desideri. La passione serve a sollevarci dalle cose che ci tengono prigionieri ogni giorno, la politica, a volte l’organizzazione della Chiesa: cosa ci appassiona, allora? Cosa muove il nostro desiderio?”.
Mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari e Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, nell’omelia per la Celebrazione eucaristica, ha ricordato che “Amare è testimonianza, capacità profetica di essere dentro la quotidianità della vita dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, abbracciando e condividendo le loro ansie e le loro preoccupazioni: per il lavoro, per la salute, per il futuro dei figli.
Voi ben sapete che un vero abbraccio di amore è un abbraccio che sa comprendere il mondo“.
Dalla tavola rotonda, Il Card. Matteo Maria Zuppi afferma che: “La Chiesa è comunità, non potrebbe essere altrimenti. La Chiesa che sogniamo è comunità.
E questa Chiesa che sogniamo ha bisogno del contributo dell’Ac, soprattutto in questo periodo. Un’Ac pronta a mettersi in gioco, come ha sempre fatto nel corso della sua storia.
Credibili, convincenti, vicini all’Altro, chiunque esso sia. Le prossime sfide di una Chiesa che vuole diventare comunità vera”.
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel suo lungo intervento, ha esortato a non rimanere neutrali di fronte alle ingiustizie: «Ma le persone più pericolose sono i neutrali. Aveva ragione Don Tonino Bello quando diceva: Non mi serve sapere chi sia Dio, mi basta sapere da che parte sta!
Questo è un tempo difficile, ma a Dio nulla è impossibile. Noi dobbiamo estirpare il male alla radice, noi tagliamo l’erba in superficie.
La missione della Chiesa è essere coscienza critica e voce propositiva di valori più alti e vitali. Noi dobbiamo essere coscienza critica di questi valori e voce propositiva».
L’incontro ha visto una partecipazione cospicua delle diocesi provenienti da tutta Italia, in particolar modo della regione Campania, che attualmente conta un ampio numero di soci di Azione Cattolica. A rappresentare la Diocesi di S. Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia sono stati il Presidente Diocesano Grazia Giannone, l’assistente unitario Don Piercarlo Donatiello e la Responsabile Diocesana ACR Giovanna Carbone.
La Responsabile Diocesana ACR
della parrocchia di San Michele Arcangelo
Giovanna Carbone